“Vogliamo giocare con il titolo? Vogliamo come al solito sbriciolare in tante perline la collana che invece come donna indosserei volentieri intera e luminosa? Lo faccio. Soffro ma mi diverto. L’autoironia è la disciplina con la quale mi sono allenata a rompere gli specchi e l’imbecillità di quelli che…! “Nuda e Cruda” è il titolo che ho voluto dare al mio spettacolo. Avrei potuto intitolarlo semplicemente “Nuda”, ma avrei corso il grande rischio di usare le parole con l’eco che regalano i teatri vuoti! Io ho scritto questo spettacolo per raccontare come ci si spogli dei ricordi, della gioia quando è troppo forte, si spalma sul petto e provoca dolore come un infarto. Come liberarsi dei pregiudizi, dei principi e degli amori guasti, come levarsi dai piedi il peso della diversità ( non sono io che sono diverso, sono gli altri che sono troppo uguali ) per raccontare come si impari a mostrare quel fascino struggente della donna brutta, a sentirsi come una sovrana, un’imperatrice delle brutte misure. Spogliarsi degli abiti anche quando si è carnosi. Credo che uno dei momenti più divertenti dello spettacolo sia quello in cui appaio nel corpo fuori misura della donna che ama la cioccolata, in dissapore con le diete e felice con la sua ciccia, padrona del suo corpo e capitano della sua cellulite. Esegue uno scompigliato spogliarello tutto scuotimento e rimbalzi. Ma io amo dar rilievo al divertimento trascinando sul palcoscenico anche i furori, la collera e la rabbia delle creature che hanno subito la crudeltà altrui. E ho dedicato alla madre di Melania un brano. E un altro passaggio alla donna stuprata. Non ci assale così forse anche la nostra esistenza, con i suoi giorni di festa o le sue ore penose? Anna”.