Il tema della terza puntata televisiva del format “Roma InConTra – Ara Pacis” è stato “Non siamo un Paese per giovani”. Perché la nostra Italia ha un tasso di disoccupazione giovanile al 35%, oltre a 2 milioni e 200mila ragazzi che non studiano e non lavorano, con una diffusa sensazione che serpeggia negli under 35 di questa nostra Italia: quella che il loro futuro non sarà migliore del loro presente, che le speranze di elevare la propria condizione, che avevano le generazioni precedenti, sono andate perdute. Disagio, precarietà, disoccupazione, lavoro sono le parole in sovraimpressione sullo schermo dell'Auditorium della Ara Pacis mentre il presidente della Fondazione Italia-Cina, il decano del capitalismo italiano, Cesare Romiti, ribadiva il concetto espresso nel suo libro di recente pubblicazione (Storia segreta del capitalismo italiano) scritto con Paolo Madron: “i giovani non possono stare fermi ad aspettare che le cose cambino”. Ma contro “la retorica giovanilista” si è presto scagliato il giornalista e conduttore radiotelevisivo Pierluigi Diaco, anni 35, che ha dichiarato esplicitamente che per lui “Romiti è più giovane di Matteo Renzi”. Infatti per Diaco non ci sarebbe ragione di “rottamare” persone come Fassino, Pisanu, Bertinotti e Tabacci, mentre sarebbero da rottamare “gli slogan anni Settanta, noiosissimi e tremendi, con cui i giovani di oggi scendono in piazza in nome di vecchie ideologie”. Anche sui valori della nostra società, che rappresentano la proiezione psicologica dei nostri bisogni, Diaco è assertivo: “Ho deciso di non mettere al centro del mio progetto di vita la famiglia”. Alessandro Rosina, professore di demografia autore del pamphlet “Non è un paese per giovani”, ha invece proposto di abolire i vincoli anagrafici per la Camera e il Senato, sostenendo poi che welfare familiare e decrescita demografica sono due fattori che inducono alla “conservazione dell’esistente, piuttosto che alla rivoluzione”. A riportare la discussione sui temi concreti è stato prima il presidente di Umana, l'imprenditore Luigi Brugnaro, che ha spiegato che le colpe dei padri sono ricadute sui figli di oggi, nella forma di un debito pubblico elefantiaco, pari a 32000 euro per ogni nuovo italiano, e poi il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, che in una video intervista ha tratteggiato un affresco della popolazione giovanile italiana: “la più qualificata della storia italiana, che non riesce a trovare posti di lavoro all'altezza delle proprie competenze”. Leggermente in ritardo è salito sul palco il viceministro Michel Martone, il più giovane della squadra di Monti, che ha tentato di argomentare e razionalizzare la discussa dichiarazione del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, per cui i giovani italiani dovrebbero essere un po' meno "choosy" (schizzinosi), stante la distanza tra aspirazioni personali e situazione reale. Martone ha sottolineato che al di là dei temi di grande presa mediatica, l’Italia ha il terzo debito pubblico del mondo: per questo c’è la necessità di dare opportunità ai giovani, puntando su digitale e made in Italy. Nell’ultima parte della trasmissione, per la rubrica “Dettoquesto”, sono saliti sul palco la 26enne Alessia Bottone, fondatrice e curatrice del blog "da Nord a Sud", e Antonio Aloisi, rappresentante Studenti Università Bocconi, che hanno esposto le loro richieste "giovani" direttamente al viceministro Michel Martone, il quale ha difeso l’operato del governo. La terza punta di Roma InConTra – Ara Pacis si è rivelata un appuntamento frizzante e polemico, diviso fra le vive voci dei giovani e dei decani, che ci ha lasciato proposte concrete e vive speranze, perché quella di oggi resti l’unica e ultima “generazione perduta” della storia d’Italia.